Non temere di impiegare le emozioni a vantaggio dell’organizzazione
Conseguenza interessante, che deriva dal vivere in un ambiente non giudicante, è che noi stessi diventiamo meno soggetti alla paura di sbagliare, perché come dice Jung «il rischio dell’errore ed il timore dell’incomprensione con il prossimo, ci può abbandonare alla solitudine».
Si fa presto a dire “facciamo squadra”, ma come si fa poi a sentirsi parte di un gruppo quando all’interno di esso imperversa il giudizio, la critica che inevitabilmente conducono all’abbassamento dell’autostima?
Perché l’autostima è indispensabile per poter decidere, agire, prendere posizione con coraggio, per essere in sintonia con le proprie idee e quindi in pratica non rinnegare se stessi.
Emozioni e sentimenti inclusi e senza timore che esse possano creare scandalo o addirittura intaccare il rendimento del team.
Per fare ciò è necessario che avvenga la scoperta e la presa di coscienza dell’esistenza e della vitalità di quella parte del mondo interiore che la psicoanalisi junghiana chiama Ombra, cioè la nostra parte più nascosta e sconosciuta.
Generalmente le organizzazioni, con l’eccezione di quelle che fanno della creatività il core business, fanno di tutto per tenere a bada questo mondo. Mondo che in alcuni casi fa così paura, che ci si sforza ad esorcizzarla profondendo grandi energie ed investimenti nei sistemi di controllo interno.
Ufficialmente per aumentare la sempre più declamata efficienza, in realtà, in un mondo dove i leader, tranne poche eccezioni, non sono più in grado di fungere da esempio, da guide o da motivatori, diventano strumenti deresponsabilizzanti il cui fine è tenere sotto controllo i collaboratori.
E si sa che quando teniamo sotto controllo qualcuno, il messaggio che passa sotto traccia è :«io non mi fido di te».
Perché il non detto è che si ha paura che il mondo dei sentimenti e delle emozioni possano prendere il controllo della struttura organizzativa e renderla in balia dell’umanità che secondo questa visione pessimista, sarebbe la causa che conduce agli errori, agli sprechi ed alle inefficienze.
Ma tentare di soffocarle, di reprimerle od ignorarle, in realtà non le neutralizza.
Perché ignorare le emozioni, vuol dire ignorare l’anima di ciascuno di noi, la nostra essenza. Tentare di reprimerle è inutile, infatti esse si manifestano egualmente sotto forma di “lapsus verbali” oppure dei cosiddetti “sabotaggi inconsci”, ovvero sbagli, errori o incidenti, solo apparentemente fortuiti e che invece trasferiscono sul piano materiale l’insoddisfazione del nostro mondo interiore, del nostro Sè.
Tutte cose che di conseguenza, intossicano il luogo di lavoro.
L’etica incide anche sulla qualità e sui risultati pratici del lavoro
Inoltre, l’azienda, il lavoro, non è solamente il luogo dove gli individui si incontrano non solo per trasformare un manufatto od un’idea in qualcosa di più complesso, pertanto è doveroso riflettere su come questa trasformazione avviene.
Facciamo notare che non a caso il lavoro del piccolo imprenditore é detto artigianato, il che lascia intendere che esso sia un’espressione assimilabile all’opera d’arte.
Infatti se torniamo indietro nel tempo, al mondo dell’antica Grecia, l’arte si chiamava τέχνη, techné, che è proprio il termine da cui poi é derivata la parola tecnica e quindi tecnologia.
Il lavoro vissuto come una forma d’arte
Pertanto, se il lavoro viene vissuto come il luogo dove si pratica una forma di arte, nel senso di techné, appunto, l’approccio ad esso non può prescindere dalle categorie dell’estetica.
Cosa c’entra l’estetica, non ci riferiamo ai meri canoni della bellezza ovviamente, con l’etica a lavoro?
Il nesso, a questo punto della nostra analisi, è abbastanza comprensibile.
Se l’opera di trasformazione di un bene o di un servizio trascende l’ottica strettamente materiale od economica, ovvero un criterio che consiste nel porre al centro la preoccupazione di quanto costa produrre e distribuire un dato bene o servizio, allora essa può finalmente lasciare spazio ad una nuova visione.
Quella che pone al centro del processo “artistico” di trasformazione il modo, la cura, la concentrazione con cui il lavoro viene fatto, la passione con cui si fa.
È come se “impregnasse” il manufatto di qualcosa la cui natura così difficile da spiegare ma così facile da comprendere.
La qualità tema centrale all’interno del libro di Robert Pirsig: «Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta»
“La Qualità… Sappiamo cos’è, eppure non lo sappiamo. Questo è contraddittorio. Alcune cose sono meglio di altre, cioè hanno più Qualità. Ma quando provi a dire in che cosa consiste la Qualità astraendo dalle cose che la posseggono, paff .. , le parole ti sfuggono.”
Robert Pirsig – Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta
Qualità che a sua volta si manifesta “epifanicamente” tramite l’estetica.
La qualità, quindi è frutto di un lavoro, di una progettualità, di un pensiero, di un proposito che è presente a monte del processo.
La qualità non si può ottenere grazie ad una fredda procedura di controllo della qualità, ma solo se c’è l’intenzione di farla a monte.
Quella che consiste anche nel prendersi cura di chi vi lavora, di salvaguardare la sua sensibilità, di preservare e coltivare la ricchezza interiore di coloro che partecipano a questo processo di trasformazione.
Pensiamo a quello che è stata l’Olivetti di Adriano Olivetti.
Perché affinché un lavoro sia ben fatto è necessario prima prendersi cura del progetto, di custodire la qualità dell’ambiente del lavoro e preoccuparsi della qualità della vita di coloro che partecipano all’opera di creazione materiale od intellettuale, di prendersi cura del loro mondo.
Etica come cambio di paradigma
Etica pertanto, vuol dire passare dal paradigma dell’efficienza a quello dell’efficacia.
«… le vostre aziende sono gestite secondo il modello di Taylor, ma – cosa ancora peggiore – lo sono anche le vostre menti. Siete profondamente convinti che la strada giusta per condurre un’impresa sia che i vostri collaboratori si preoccupino semplicemente di muovere gli attrezzi. Per VOI gestione significa trasferire le idee dei manager in quelle dei dipendenti ! […] NOI, invece, intendiamo la gestione come l’arte di saper mobilitare il potenziale intellettivo di tutti i collaboratori di un’impresa ed unificarlo.»
Konosuke Matsushita nel 1989 (Fondatore della Panasonic)
Perché l’efficienza è implacabile, fredda e spietata.
Non guarda in faccia a nessuno, perché essa in maniera simile ad una falciatrice che taglia l’erba con brutale efficienza.
L’efficacia, invece, è come l’arte della potatura del bonsai: immagina la futura direzione della crescita del fusto ed opera in funzione dell’obiettivo, rispettando in primis la vera natura ed i tempi di crescita della pianta.
A nostro avviso, di questo nuovo spirito dovrebbero essere permeate le organizzazioni, ovvero di creare luoghi il cui fine è quello di far crescere ed evolvere degli individui, degli esseri umani.
Ma anche di operare in direzione di un’obiettivo un po’ meno scontato: ovvero di creare e mantenere l’armonia tra le persone, ovvero tra coloro che con i propri ruoli e responsabilità, concorrono alla trasformazione di un prodotto o di un servizio in qualcos’altro.
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– fine terza parte –
Bibliografia
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Gian Piero Quaglino (1996), Psicodinamica della vita organizzativa, Raffaello Cortina editore
Gian Piero Quaglino (2005), Leadership, Raffaello Cortina editore
Gian Piero Quaglino (2004), Avere Leadership, Raffaello Cortina editore
Maurizio d’Ambra (2004), Comunicazione e personalità, Zelig editore
Manfred Kets de Vries (2017), Successi e fallimenti della leadership, Edizioni FS
Manfred Kets de Vries (1995), Leader, giullari ed impostori, Raffaello Cortina editore
Daniel Goleman (1996): “Intelligenza emotiva” – Rizzoli editore
Daniel Goleman (1998): “Lavorare con intelligenza emotiva” – Rizzoli editore
Hyrum Smith (2004), Quel che conta davvero, Franco angeli
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Hertzfeld, Andy (2005), Revolution in the Valley: The Insanely Great Story of How the Mac was Made. Oreilly
Stephen Covey (1989), Le sette abitudini delle persone altamente efficaci. Franco angeli
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Lindholm, F. Stokholm, L. Previ (2012): Lego story. Egea.
Francesco Perri – Dizionario di mitologia – Classica Garzanti 1970
Karoly Kerenyi – “Gli dei e gli eroi della Grecia” Il Saggiatore 2015
Enciclopedia Garzanti di Filosofia e Linguistica Epistemologia
Vocabolario online Liddel Scott Jones Greco – LSJ.gr
Vocabolario on Line Dizionario Greco Antico Olivetti e Mitologia Greca a cura di E. Olivetti (II edizione 2015)
Vocabolario della Lingua Greca di Franco Montanari – Loescher editore, II edizione 2004
The Collected Works of C. G. Jung, second edition, Copyright Princeton University Press, 1970
“L’uomo ed i suoi simboli” a cura di C. Jung, Raffaello Cortina editore 1983